giovedì 1 marzo 2012

Amarcord:...25 anni dopo, il Rugby Badia com'era




Questo lungo articolo vale davvero la pena di essere letto fino alla fine.
E' la storia delle giovanili del Rugby Badia di venticinque anni fa.

Sabato prossimo quei ragazzi oggi uomini si ritroveranno per fare assieme un bel terzo tempo.

Uno di loro Marco Crivellaro ha scritto quest'articolo e noi lo pubblichiamo volentieri. Marco oggi è l'allenatore dell' under 12 del Rugby Badia e nell'articolo ripropone un'annata storica dell'allora under 17 del Rugby Badia.






25 anni dopo ….

"Questa è una storia di tanto tempo fa. Una storia di quando il muro di Berlino era ancora lontano dal cadere, di quando Chernobyl non si sapeva cosa fosse, di quando il computer era il Commodore 64, di quando il cellulare era solo il camioncino in dotazione alle forze dell’ordine ed Internet e l’IPod erano nomi senza significato. Questa è la storia di un gruppetto di ragazzini di tanti anni fa. Una storia di una amministrazione comunale che non si oppose a far piantare le patate su un campo da Rugby e che abbandonò dei giovani atleti al loro destino. Questa è una storia di una Società Sportiva di Rugby di Badia che accolse nel proprio gruppetto di giovani atleti, agli inizi, altri giovani “abbandonati” dalla propria città e che li trasformò, grazie a Dirigenti e ad  Allenatori sognatori e visionari, in solo 18 mesi in veri Campioni di Rugby e di Vita. Quella squadra fu la più invidiata della stagione. Quella squadra ancora oggi detiene il livello più alto mai raggiunto dal comparto giovanile del Rugby Badia.

Quella squadra fu un vero e sano miscuglio di alchimia e mistero. Quei ragazzi, in 18 mesi magici e meravigliosi, sintetizzarono le idee futuristiche di due bravi allenatori. Mazzetto Pierangelo (Piero) e Osti Luciano (Ciano) sapevano rendere ogni partita una sfida unica e irripetibile. Rendevano la squadra un’unica cosa, un unico strumento. Quando quei ragazzi scendevano in campo lo facevano per vincere non solo una partita ma una sfida che la vita gli avrebbe ben presto presentato. Piero e Ciano parlavano ai cuori di quei ragazzi. Questo fu il vero segreto. Il Cuore. L’efficace e preparato staff dirigenziale era composto da: Benito Pegoraro, Piero Talasso, Pedrini, Gianni Montanaro, Scapini, Luciano Bombarda.

Queste persone in 18 mesi crearono giocatori di Rugby trasformando ragazzi in uomini pronti per qualunque sfida della vita. Questa è la storia dei primi cadetti del Badia che compirono l’impresa. questa è la storia di Davide contro Golia. Questa è la storia di ragazzi che in 18 mesi da sconosciuti batterono la prima squadra dei cadetti del Rugby Rovigo e del Benetton arrivando al 3° posto nel campionato nazionale. Questa è una storia di umiltà, di sacrificio, di passione, di amore, di amicizia, di fango, di freddo, di virilità, di sudore, di rispetto, di abbracci, di coraggio, di sorrisi. Questa è una STORIA di RUGBY. Questa è una STORIA di ONORE."



La storia inizia alla fine di agosto dell’85. Alla radio e nelle cuffie dei walkman dei ragazzi le canzoni erano “we are the world”,“the wild Boys” e “Like a Virgin”. In quei giorni tiepidi di fine estate una minicorriera, con le cappelliere in rete di corda, partì da Badia con destinazione Caspoggio di Sondrio.

La prima vera sfida arrivò subito alla partenza. I parafanghi posteriori toccavano i pneumatici. La corriera non si muoveva. Allora Piero e Ciano fecero smontare tutti i “grossi” della mischia che si erano seduti nei sedili posteriori e dopo una spinta di qualche metro li fece accomodare nei posti anteriori e la corriera, dopo essersi sollevata di almeno cinque centimetri, partì.

Da quel momento tutto ebbe inizio. La squadra tornò dopo 8 giorni unita e ben affiatata. Iniziò il primo campionato, quello ’85-’86, mietendo risultati sempre ottimi e imponendosi su chiunque si presentasse al proprio cospetto. Quei ragazzi sembrava avessero sempre giocato insieme. Vinsero il campionato a 22 punti su 24 possibili. Badia-Tepini 25-6, Badia-Monselice 33-12, Badia-Vicenza 16-18, Mirano-Badia 10-26, Valpolicella-Badia 8-25, Badia-Verona 34-6, Monselice-Badia 4-15, Badia-Mirano 24-6, Trepini-Badia 7-20, Vicenza-Badia 0-13, Badia-Valpolicella 33-6, Verona-Badia 0-27. Il perfetto staff dirigenziale costruì in modo certosino e professionale un clima sempre sereno ed ospitale facendo sentire i ragazzi al campo come a casa loro. Il campo con le H era un normale luogo in cui giocare e scherzare.

Dirigenti paterni e rispettosi dei caratteri e delle peculiarità di ciascun ragazzo. Erano i tempi in cui se ti toccava rimanere in panchina non andavi dallo psicologo e ti impegnavi di più per cercare di prenderti un posto in squadra. Il tuo compagno era il migliore amico ma allo stesso tempo il tuo competitor per crescere. Allenatori pronti a tirare fuori anche l’ultima goccia di sudore, capaci di creare sana competizione tra gli atleti, capaci di spronare a dare sempre di più, capaci a ricompensare il merito.
Quella fu una sana squadra basata sulla meritocrazia. Nulla fermava la squadra, pioggia, fango, ghiaccio, vento, per loro il prato era sempre verde. Nessuno sapeva cosa sarebbe accaduto da li a pochi mesi ma tutti sembravano lavorare per prepararsi a quell’appuntamento con il destino. Il secondo campionato, quello ’86-’87 iniziò con una prima amichevole Badia-Ferrara 58-6 ed una seconda organizzata per il 28/09/1986 del tutto inedita per la storia del Rugby Badia. Una amichevole tra il Rugby Badia e i campioni d’Italia del Rugby Rovigo. Una partita chiaramente scontata per tutto il popolo del rugby. Una sorta di scherzo delle due Società Sportive. Evidentemente però qualche cosa Piero e Ciano (gli organizzatori) avevano capito. Loro avevano capito che a soli 12 mesi era già arrivato il primo momento storico del Badia. Uno dei tanti derby Polesani, contro la Regina del Rugby, scontati e che un pubblico senza altri impegni poteva vedere tanto per fare qualche cosa durante una domenica di inizio autunno. I ragazzi “nati” a Caspoggio avevano però altri programmi. Programmi diversi da tutti gli spettatori. Entrarono in campo con gli occhi della tigre. Assetati di vittoria. Assetati di riconoscimento. Il Rovigo di Alessandro Moscardi, David Mosè, Giancarlo Checchinato, e tantissimi altri campioni che in futuro avrebbero onorato in modo indimenticabile la maglia azzurra rappresentando il Polesine anche ai mondiali, fu letteralmente assalito e inghiottito dal gioco del Badia. La partita finì 30-20. Qualche cosa di meraviglioso e di inaspettato era successo per il Badia. Tutti i “professori” del Rugby quella settimana dissero che il Badia aveva vinto solo perché la partita era una amichevole ed il Rugby Rovigo aveva semplicemente fatto un allenamento senza sforzare. Però il 01/03/1987 dopo soli 5 mesi il destino fece nuovamente il suo gioco e volle che venisse chiarito definitivamente chi era il più forte di quella stagione.

In pochi mesi il Badia con la vittoria del 22/02/1987 sul Trepini per 20-6 approdò direttamente agli ottavi di finale dove sul campo neutro di Bassano del Grappa, il Rugby Badia si trovò nuovamente di fronte al Rugby Rovigo e questa volta in un test senza ritorno e ad eliminazione diretta. Quando l’arbitro entrò in spogliatoio ad avvisare che il Rugby Rovigo era in campo e che si doveva andare allora gli allenatori Mazzetto e Osti dettero un ordine ben preciso alla squadra, guardarono uno ad uno i componenti della squadra negli occhi dissero “e adesso fateci sentire della vera musica”, la squadra si abbraccio stretta l’un l’altro, uno di quegli abbracci che non puoi più dimenticare. Una pietra miliare nella formazione di un atleta.

Uno di quegli abbracci che ti entrano dentro come un treno in corsa e ti fa sentire parte di un grande progetto, importante, indispensabile e allo stesso tempo inutile se slegato dagli altri. Un unico respiro. La squadra iniziò a fare rullare all’unisono i tacchetti sul pavimento di ceramica generando un suono assordante che fece vibrare i vetri dello spogliatoio. Un boato assordante generato da 30 piedi assolutamente sincronizzati a prova di cronometro. Quello fu il momento in cui quei ragazzi vinsero la partita. Uscirono dallo spogliatoio e furono 80 minuti di “guerra”. Gestione della tensione, sopportazione del dolore, muscoli sempre in tensione, occhi sempre sull’avversario e placcaggi ruvidi portarono il Rugby Badia a non sbagliare nulla. 15 uomini. Un unico corpo. La partita finì 24-14.

Negli anni seguenti in qualche spogliatoio prima di una finale si evocarono quegli eventi di quel lontano ’87. Spesso si sentiva dire da qualche allenatore ai giocatori “state concentrati e attenti. Ricordatevi quello che è successo al Rugby Rovigo contro il Badia” il Rugby Badia, quella stagione, continuò nella sua corsa e l’8/03/1987 riuscì a battere anche il Rugby Treviso Benetton sul campo di Mira ancora con il punteggio di 24-14 classificandosi così al 3° posto nel campionato nazionale. Fu battuto solo in semifinale il 22/03/1987 dal S.Donà che poi vinse il titolo. Tanti dei ragazzi in campo quel primo marzo del 1987 sono poi diventati dei campioni onorando sempre le proprie maglie in tante altre sfide .…. Ma questa è un'altra storia.


In quella lontana stagione ’86-’87 sul campo “Caenazzo” di Badia correvano: Golfetti Vittorio, Targa Gianluca, Scapini Matteo, Viaro Luca, Poletti Maurizio (BUBA), Romani Ermanno, Cappello Michele (CICO), Zoppellaro Stefano, Brenner Oscar, Stefani Gianni, Crivellaro Marco (PEO), Borile Stefano (FALCO), Baccaro Ivo (Capitano), Chieregato Daniele, Pozzati Marco, Bragion Leonardo. Schiro Antonio, Toso Agostino, Ilardi Lorenzo, Targa Samuele (LELLO). A 25 anni da quella vittoria quei ragazzi, oggi quarantenni, si troveranno presso la club house della Rugby Badia sabato 3 marzo 2012.

2 commenti:

  1. FANTASTICO....tanti devono imparare da questo!

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  2. Un giorno mi hanno chiesto… ma cos’è il Rugby ?

    Un attimo di esitazione, una serie di immagini e pensieri che scorrono nella mia mente.
    Cosa dico… Cos’è il Rugby come sport o cos’è realmente il “Rugby”?

    Inizio con una definizione classica: È uno sport di combattimento e di situazione. È uno sport di contatto e combattimento perché il confronto fisico tra i giocatori è una costante del gioco, poi mi fermo, penso, rifletto….
    Questo lo può dire anche chi il “Rugby” non lo ha vissuto, per spiegarlo devo saper dire cosa il “Rugby “ è per me.

    I flash arrivano, mi ritornano alla mente gli anni in cui ho iniziato a giocare.
    Gli anni in cui avevo capito cosa fosse veramente il Rugby e non com’era il Rugby.
    Ero riuscito a capire l’essenziale, l’ingrediente fondamentale, quello che nessuna definizione ti può far capire, quello che va oltre le regole, avevo capito che questo sport ha un’anima.

    In quegli anni ho capito che il Rugby non è soltanto uno sport, il Rugby è uno stile di vita dove la passione ti travolge e la parola amicizia assume un significato che va oltre un legame di semplice affetto, è un qualcosa di concreto che ti scorre nelle vene,

    Ho dato una semplice risposta: “Cos’è il Rugby? È semplicemente una parte di me.”

    Grazie a tutti compagni, allenatori e dirigenti

    Marco

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