venerdì 18 marzo 2011

Rugby Badia: Ogni promessa è debito e il Blog è pronto a pagare la seconda rata.

Dopo aver pubblicato l'assente, l'apprensivo, il disturbatore, il fotografo... ora è la volta dei più attesi.

Vi avevo lasciato con la promessa di: L'ex rugbista, l'allenatore, il dirigente accompagnatore, il presidente, il tifoso urlante, l'esperto di terzo tempo...

ma di cosa stiamo parlando?

Per chi si fosse perso il primo articolo, ci stiamo riferendo ai "genitori" e chi se non loro.

( se non l' hai letto vai al primo articolo, clicca qui...)

E lo facciamo inziando con lui l'allenatore!!! Manco a farlo apposta ultimamente parliamo spesso di loro, gli allenatori ma questa volta parliamo di lui l'esemplare sempre più diffuso di GENITORE-Allenatore.



Genitore-Allenatore:
Figura moderna quella di GENITORE-Allenatore, il tipico esemplare di genitore allenatore è raro da trovare nell'antichità dove ogni bravo allenatore che si rispetti arrivava a far detestare alla propria famiglia il rugby, tanto che quasi mai lo si vedeva in compagnia della moglie e mai il figlio avrebbe intrappreso lo sport paterno, anche soltanto per partito preso in una delle classiche guerre generazionali.

Ma nel tempo (nrd: Darvinismo) la specie si evolve ed adotta una tecnica indispensabile alla sopravvivenza. Il segreto sta nel diventare allenatore DOPO che il figlio ha iniziato a giocare a rugby.

Ed è questa la particolare variante da temere.
Passi per l'allenatore che si vede arrivare il figlio ai campi, ma quello che diventa allenatore perchè il figlio gioca a Rugby non si può vedere.

E' convinto che nessuno potrà mai valorizzare le doti del piccolo campione di famiglia come solo lui potrebbe fare e allora che fa? ...diventa lui stesso allenatore e poi ogni anno riesce a diventare l'allenatore della squadra dove gioca il figlio, via via nelle varie under facendo una carriera che a volte arriva fino alla massima serie e anche se il figlio oramai è diventato un adulto la in panchina vedrà sempre il suo papà.

Comunque sia i casi sono due, ed in entrambi il genitore allenatore non è mai imparziale.

Parteggia spudoratamente per il figlio a scapito di tutta la squadra o peggio ancora segue tutti tranne il proprio figlio per non creare imbarazzi e perchè non si dica che fa delle preferenze. In entrambi i casi si capisce la pericolosità di questo anomalo ma oramai diffuso esemplare di genitore.


L'ex rugbista:

Mi vien già da ridere solo a pensarci, capite che per chi come me non ha avuto la fortuna di giocare a rugby...trovarmi spesso a bordo campo con ex giocatori è sempre motivo di crescita, se non fosse che...

Il genitore ex-rugbista comincia ogni discorso con " vedi, quando giocavamo noi non avevamo paura di niente" e immancabilmente la mia speranza che la sua vicinanza mi consenta di capire meglio alcune azioni particolarmente difficli da interpretare correttamente, finisce sempre disattesa o peggio col mettermi più confusione ancora distogliendomi dal gioco ed obbligandomi ad ascoltare un lungo discorso che solitamente prevede tutte le tappe della sua carriera di giovane rugbista.

Quasi sempre fatta di incontri straordinari con campioni del passato che a suo dire giocavano con lui quando non erano ancora noti e spesso farciti quà e là dalla parola "nazionale".

Contesta qualsiasi scelta del figlio e a volte anche dei compagni. Il figlio si sente più libero di criticarlo ma non lo fa per cattiveria o perchè il figlio non sia capace. E' semplicemente lo strumento per poter parlare di se, chi è in campo non c'entra proprio nulla ...il genitore ex rugbista vuol parlare di se!

E critica tutto, se calci non sai giocare se tieni la palla e ci provi dovevi calciare. Se la squadra sta difendendo, non sanno difendere. Se la squadra ha la palla, ovvio...non sanno attaccare. 
E cosa ancor peggiore il genitore ex-rugbista trova interessante intrattenere gli altri genitori con piccoli comizi contro l'allenatore.

Lui si che può dire la sua, ha giocato a rugby e ne sa più di qualsiasi allenatore. Lui ha giocato a rugby. E le critiche non le risparmia anzi diventano il suo cavallo di battaglia e ogni valido allenatore viene passato ai raggi X e ad ogni sua decisione segue puntualmente una critica gratuita del genitore-ex rugbista. Non vi stupite lui può perchè ne ha titolo ha giocato a rugby.

Sai una cosa genitore ex-rugbista, quando vicino a te ci sono io faresti bene a startene in silenzio a guardare la partita. Se proprio senti la necessità di esternare batti le mani. 
Perchè ti dico questo?... non saprei ma ho come l'impressione che se hai giocato a rugby non devi essere stato tanto in gamba. E lo dico perchè ascoltandoti parlare, eri un talento, hai giocato fino ad arrivare nelle selezioni di chissà quale Nazionale (ndr: tutti terminano raccontando di un ipotetico infortunio per giustificare la fine della loro meravigliosa carriera) e poi tutti quei campioni che hanno giocato con te... me lo spieghi allora perchè se eri tanto bravo, l'unica cosa che ti è rimasta del rugby è quella panza sporgente che somiglia tanto ad un fusto di birra?
Allora sai cosa ti dico, stai zitto che fai più bella figura e sopratutto ricordati che non si criticano mai gli allenatori tanto per attirare l'attenzione. Se veramente hai qualcosa da dire parlane direttamente con loro e vedrai che potresti anche tu impare qualcosa di rugby.

Il dirigente acompagnatore:

Cosa dite è simile al genitore allenatore?

E' qui che vi sbagliate, è molto peggio! Lui si che l'ha pensata giusta.
Riesce a stare a bordo campo come l'allenatore, senza avere nessun obbligo di seguire l'intera squadra e la partita. Lui è li, ne ha diritto ha il "PASS" ma può tranquillamente dedicarsi a seguire esclusivamente il proprio figlio.

E ci credo che poi a fine partita tuo figlio ti sembra sempre il migliore e che gli altri non hanno fatto un gran che. Cos'altro potresti dire tu? Hai guardato tuo figlio tutto il tempo, ci mancherebbe che ti fossi accorto di quello che hanno fatto i compagni del tuo campione.

Il genitore- dirigente accompagnatore si muove con passo felino lungo la linea del campo e ogni volta che può lontano da occhi indiscreti incita il figlio a proseguire solitario nell'azione, come se passarla ad un compagno equivalesse a perdita sicura dell'ovale.

Ha solitamente due "toni" di volume per incitare la squadra, il volume alto che tutti possono sentire, anzi direi che tutti devono sentire e quello "sottovoce" dedicato solamente al proprio figlio. 
Con il volume "ALTO" pronuncia classiche frasi da manuale: sostegno, alle gambe, spingere, e si complimenta con tutti i componeneti della squadra pronunciando in modo chiaro e forte tutti i nomi tarnne quello del proprio figlio.

Vi siete mai chiesti perchè non lo si sente mai gridare il nome del figlio, invece è generoso di complimenti verso tutti gli altri?
Ve lo spiego io che faccio il fotografo e spesso mi trovo ad attraversare i campi avvicinandolo.

E' quando parla col figlio a basso volume che nessuno lo può sentire che da il meglio di se, si complimenta col figlio in continuazione anche se in quel momento non sta facendo nulla " bravo bravo fillio, tieni la posizione che se cambiano direzione al gioco e non ci sei tu i tuoi compagni riescono solo a prendersi una meta" bravo, bravo fillio.

Non ne parliamo poi se fosse il figlio a portare la palla oltre la linea di meta realizzando la segnatura.

Allora osservatelo bene, diventa tutto rosso e sfoggia un sorriso a trentadue denti che tiene stampato sul viso per l'intera giornata ma....

lo sentire acclamare a gran voce tutti gli altri compagni del figlio che hanno partecipato all'azione, nell'ordine:

bravo bambino 1 che ha passato la palla a mio figlio che ha fatto meta, bravo bambino 2 che hai intercettato il passaggio avversario che è servito al bambino 1 a passare la palla a mio figlio che ha fatto meta,

bravo bambino 3 in pachina che hai lasciato il posto al bambino 2 che ha servito il bambino 1 che ha passato la palla a mio figlio che ha fatto meta.

Mai e poi mai lo sentire dire "bravo al filgio" a voce alta.

Chiudiamo questa seconda puntata dedicata ai genitori come avevamo fatto nella prima con le parole di un'amica, educatrice, che mi ha detto:

" credo che una volta varcata la soglia del campo i genitori dovrebbero affidare" i figli agli educatori e fidarsi di ciò che fanno."

Ma se questo accadesse davvero, noi genitori...cosa faremmo?

Ogni riferimento a fatti o persone reali o realmente accaduti è puramente casuale.  (anche se in un contesto autoironico come il nostro Blog non ci sarebbe nemmeno bisogno di scriverlo) L'articolo si ispira alla fantasia del Blogger che trae spunto dal racconto per invitare il gruppo ad una discussione costruttiva proponendo esempi "grotteschi" che spesso si avvicinano alla realtà, ma che non vogliono in nessun caso descriverla.

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2 commenti:

  1. Troppo giuste queste descrizioni...ah ah ah...e per chi non ci crede si guardi bene attorno nei campi la domenica ah ah ah!!!

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  2. e vai mikke!! Vediamo quanti hanno il coraggio di riconoscersi...

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